Diritto di Superficie: La Cassazione Conferma l’Imposta di Registro Ridotta
La Cassazione chiarisce l’aliquota del diritto di superficie, aprendo la strada a una fiscalità più sostenibile per il settore fotovoltaico.
Pubblicato in Normativa • 10 dicembre 2024
La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale in materia di diritto di superficie, ponendo fine a una lunga disputa sull’aliquota applicabile. Con l’Ordinanza n. 27293/2024, la Cassazione ha confermato la validità del principio espresso nell’Ordinanza n. 3461/2021, stabilendo che l’atto di costituzione del diritto di superficie su un terreno agricolo è soggetto all’imposta di registro dell’8% (oggi aggiornata al 9%), e non del 15% come inizialmente sostenuto dall’Agenzia delle Entrate.
Un chiarimento definitivo sulla tassazione del diritto di superficie
Questa decisione chiarisce che la costituzione del diritto di superficie non può essere assimilata ai trasferimenti di diritti reali ai fini fiscali, allineandosi alle precedenti sentenze della Cassazione in materia di diritto di servitù (n. 16495/2003; 22198/2019 e successive). Tali pronunce rappresentano un orientamento consolidato, contribuendo a dissipare ogni dubbio interpretativo sul regime fiscale applicabile.
Implicazioni per il settore fotovoltaico
La pronuncia ha un impatto significativo per il settore degli impianti fotovoltaici, spesso costruiti su terreni agricoli con diritto di superficie. Un’imposta di registro ridotta consente infatti di rendere i business plan più sostenibili e competitivi, alleviando i costi iniziali dei progetti.
Un invito all’Agenzia delle Entrate
Alla luce di questa ordinanza e delle sentenze precedenti, sarebbe auspicabile che l’Agenzia delle Entrate emetta una direttiva per i propri uffici territoriali, invitandoli a cessare le controversie in materia. Ciò ridurrebbe non solo il rischio di oneri processuali, ma anche il timore di accertamenti futuri, fornendo agli operatori del settore maggiore sicurezza fiscale e facilitando nuovi investimenti.
Questa definitiva conferma giurisprudenziale rappresenta un passo avanti nella chiarezza normativa, favorendo un clima di maggiore fiducia per gli imprenditori del settore energetico e un incentivo verso la transizione sostenibile.
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