Autoconsumo e Ritiro Dedicato nel fotovoltaico: come funziona e cosa va dichiarato
Tutto quello che devi sapere sugli obblighi fiscali GSE e autoconsumo fotovoltaico
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L’adozione di impianti fotovoltaici domestici è sempre più diffusa, ma molti proprietari si trovano in difficoltà nel comprendere come gestire correttamente gli aspetti fiscali legati al cosiddetto “ritiro dedicato”. Si tratta infatti di un contratto stipulato con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) che prevede il ritiro e la remunerazione dell’energia prodotta e non autoconsumata, cioè immessa in rete.
Ritiro dedicato e autoconsumo parziale
Con il ritiro dedicato, una parte dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico viene utilizzata direttamente in autoconsumo, mentre l’energia in eccesso viene ceduta al GSE. Nella pratica, durante i mesi estivi si produce spesso più di quanto si consuma e l’esubero viene immesso in rete, mentre nei mesi invernali la produzione può risultare inferiore ai consumi.
Da quest’anno (2025), i bonifici ricevuti dal GSE devono essere inseriti in dichiarazione dei redditi come “redditi diversi”, poiché rappresentano compensi per la cessione di energia. Ciò significa che, nonostante l’energia autoconsumata non sia tassata, la quota venduta deve essere dichiarata.
Rimborsi GSE e tassazione
Il totale dei bonifici ricevuti dal GSE per il ritiro dedicato va dichiarato nel quadro RL del modello Redditi Persone Fisiche, specificando che si tratta di redditi derivanti dalla cessione di energia elettrica.
Se l’impianto ha una potenza non superiore a 20 kW ed è asservito all’abitazione, i bonifici rientrano nei redditi diversi ai sensi dell’art. 67, comma 1, lettera i) del TUIR.
L’energia autoconsumata, cioè quella utilizzata direttamente in casa, non è soggetta a tassazione e quindi non deve essere dichiarata.
Differenze tra calcoli GSE e fornitore di energia
Può accadere che il calcolo dell’esubero di energia da parte del GSE (basato su rilevazioni orarie o giornaliere) non coincida con quello del fornitore di energia elettrica. Questo disallineamento può portare a discrepanze:
l’energia considerata esubero dal GSE viene tassata come reddito (poiché venduta),
mentre quella acquistata dal fornitore, in mancanza di autoconsumo, si paga regolarmente in bolletta.
Tuttavia, tali differenze non modificano gli obblighi fiscali: ciò che conta per la dichiarazione è esclusivamente quanto corrisposto dal GSE.
Energia acquistata dal fornitore: va dichiarata?
No. L’energia acquistata dal proprio fornitore non deve essere dichiarata in dichiarazione dei redditi. Rimane semplicemente una spesa sostenuta dal consumatore. È utile però tenere traccia dei pagamenti effettuati, in quanto costituiscono spese energetiche, ma non possono essere dedotte dal reddito imponibile, salvo eventuali agevolazioni fiscali specifiche.
Pagamenti GSE e possibili incongruenze
Se gli importi ricevuti dal GSE non corrispondono a quanto ci si aspetta (ad esempio per errori di misurazione), è possibile inviare una segnalazione tramite la funzione “Richiedi supporto” sul portale del GSE.
Nel frattempo, è necessario procedere comunque con la fatturazione degli importi già pubblicati, poiché eventuali rettifiche successive porteranno all’emissione di una nuova fattura aggiornata.
Consiglio pratico: rivolgersi a un consulente fiscale
La gestione del ritiro dedicato con autoconsumo parziale può risultare complessa, soprattutto per i privati che si trovano a dover conciliare le regole fiscali con i calcoli tecnici di produzione e consumo energetico.
Per evitare errori in dichiarazione o nella gestione dei rapporti con il GSE, è sempre consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale. Oltre agli aspetti legati ai redditi, infatti, potrebbero esserci ulteriori opportunità, come le detrazioni fiscali per l’installazione dell’impianto fotovoltaico o altri benefici fiscali collegati.
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Pubblicato in Normativa • 23 ottobre 2025